"Le cicatrici? Sono ricco, potrei operarmi. Ma non importa l'aspetto"

"Le cicatrici? Sono ricco, potrei operarmi. Ma non importa l'aspetto"

Come vi avevamo anticipato ieri, il programma di Italia UnoTiki Taka ha trasmesso in esclusiva un’ intervista fatta a Carlitos Tevez, che per la prima volta parla delle sue umili origini in una trasmissione italiana: “Il mio primo pallone era fatto di stracci, non era cuoio vero. Non era un vero pallone ma per noi era come se lo fosse. La cosa bella del calcio fin da quando ero bambino è che la povertà rimaneva fuori, l’ unica cosa a cui pensavo era quella di giocare a calcio con i miei amici, divertirmi. Sotto questo punto di vista sono stato fortunato ad essere diventato quello che sono; il mio miglior amico, la persona con la quale passavo la maggior parte del tempo e che era il più forte di tutti noi , a 14 anni ha scelto un’ altra via, mentre io ho seguito il calcio, che era il mio sogno. Sono scelte di vita. In questo è stata importante anche la mia famiglia, credo che sia essenziale nell’ educazione e nel farti diventare ciò che sei. E’ difficile pensare a cosa avrei potuto fare se non avessi sfondato nel football; lasciai gli studi per dedicarmi totalmente a questo".

 

"Credo comunque che noi che arriviamo dalla strada abbiamo qualcosa in più, perchè abbiamo visto tante cose. Con i soldi che guadagno ora non posso chiedere altro però mi manca il mio “barrio”, questo non cambia e non cambierà. Ho l’ essenza del “barrio”, mi manca la famiglia, la gente, l’ allegria. Sì, c’ è anche quella, infatti se mi invitassero ad una partita di calcio al Forte Apache accetterei subito e me la goderei, mi divertirei. 

Cosa direi se incontrassi il Papa Francesco? Vorrei ricordare con lui la mia infanzia e le cose che oggi mancano ai bambini che vivono li, parlare del mio barrio, della mia gente; sono convinto che capirebbe. 

Le cicatrici e la mia faccia? Con tutti i soldi che guadagno potrei rifarmi la faccia come voglio, ma non mi importa l’ aspetto esteriore, mi interessano molto di più i sentimenti. L’ essere umano è buono per quello che ha dentro, non per quello che ha fuori, non è importante“.